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mercoledì 7 marzo 2007

Basta pearsarci...


Dopo quasi 28 anni il PEAR chiude bottega. Il PEAR (Princeton Engineering Anomalies Research laboratory) studiava la percezione extrasensoriale e la telechinesi, ricerche che imbarazzavano la prestigiosa università americana e alterava la comunità scientifica.
Jahn e i suoi collaboratori hanno annunciato la chiusura del laboratorio dicendo che se la gente non gli credo dopo i numerosi risultati che hanno prodotto allora non verrano mai creduti. Inoltre, si lamentano di avere apparecchiature vecchie e comunque di aver raggiunto il loro obbiettivo di provare, a loro parere scientificamente, che la mente umana è capace di alterare le realtà fisiche.
L’università di Princeton non ha rilasciato nessun commento ufficiale sulla chiusura di questo laboratorio.
Un tipico esperimento condotto da questo gruppo di ricerca consistenel far sedere una cavia umana davanti ad un apparecchio che fa comparire dei numeri o sotto o sopra il cento. Lo staff diceva al volontario ‘think low’ oppure ‘think high’. Se la persona si impegnava e pensava low, secondo l’ipotesi, il numero successivo che usciva era sotto il cento se invece pensava high il numero era superiore. Ciò accadeva in ben 2 o 3 casi su 100,000!!!! Questo studio, insieme ad altri analoghi ha portato gli ‘scienziati’ a concludere che il pensiero umano potevano alterare dei risultati fisici Se la mente umana è in grado di alterare le macchine e più in generale i fenomeni fisici allora queste capacità possono essere usate in altre aree della nostra vita quale la cura di molte malattie. Cari medici, forse è il caso che vi preoccupiate: dopo il PEAR potrebbe chiudere anche l’ospedale…per mancanza di pazienti!!!!

A quanto pare Jahn, il capo di questo laboratorio, in questi anni è riuscito ad ottenere finanziamenti privati per oltre $10 milioni. Ma nessuna pubblicazione su riviste scientifiche importanti. Voci di corridoio dicono che l’editore di una di queste riviste con un impact factor elevato gli abbia detto che pubblicava l’articolo non appena glielo inviava telepaticamente!

Forse mi conviene ritirare la mia domanda di rinuncia al medico di base…


http://www.princeton.edu/~pear/

2 commenti:

Unknown ha detto...

Avevo sentito parlare di questa strambo studio e della stramba teoria che il pensiero dell'uomo può alterare le macchine, ma sinceramente più di questo non ricordavo/sapevo. Beh, credo che i risultati che citate e la linea di ricerca si commentino da soli (è un po imbarazzante quello che affermano se ottengono 2 risultati positivi su 100.000...). Mi ricorda un po quello avevo faceva la CIA (o FBI? mmm No mi sembra CIA) durante la Guerra Fredda o giù di lì, ne avevo sentito parlare in un programma del tipo Stargate o Voyager, in pratica c'era una specie di sezione speciale per le spie psichiche, loro prendevano questi presunti sensitivi e cercavano di utilizzarli per avere accesso ad informazioni segrete. Un altro esperimento di questa genere (di cui mi ricordo vagamente) consisteva nel prendere la persona e metterla in una camera isolata, con gli occhi chiusi e dei tappi per isolarla completamente dal resto del mondo, poi con un casco (tipo quello che si usa oggi in medicina per monitorare l'eattività elettrica del cervello) i ricercatori studiavano l'andamento delle onde alfa e delle altre onde cerebrali. La notizia di cui trattate a pensarci bene non è nemmeno poi così stramba se si pensa che la marina americana ha anche finanziato quello che all'epoca fu chiamato il Philadelphia Experiment, presero un a nave e gli attaccarono dei generatori elettrici allo scafo pensando che potesse alterare la struttura molecolare del metallo e renderla invisibile...La leggenda vuole che per alcuni minuti la nave scomparì e due marinai viaggiarono nel tempo ritrovandosi istantaneamente nel futuro...Vabbè, sento qualche sintomo di influenza, credo che adesso mi curerò concentrandomi forte forte forte e pensando ad una bella isola dei caraibi con un isolana che mi offre un succo di frutta.
Ciauu

oloscience ha detto...

Gli esperimenti condotti al PEAR dalla dott.ssa Dunne e colleghi,
non dimostrano comunque (come si potrebbe essere facilmente indotti a credere),l’esistenza di alcun tipo di forza o potere psichico, in grado di generare delle sequenze numeriche predefinite, ossia con dei valori volontariamente “prescelti” in loco durante l’esecuzione stessa dei rilevamenti, che fossero inoltre in funzione del tempo (ovvero ad intervalli regolari di tempo). Le sequenze numeriche che vennero osservate durante tali esperimenti,mostrarono soltanto che, nel regno della casualità, emergevano talvolta senza alcun ordine predefinito (temporale od algoritmico), dei “frammenti” d’ordine numerico (in tal caso non inteso come categoria, ovviamente, ma come processo sintropico d’informazione), che senza l’interazione mente – macchina, non avrebbero mai avuto modo di palesarsi.
Ciò che è possibile dedurre da queste considerazioni, è che la mente umana è molto probabilmente in grado di influenzare la materia (nel caso specifico un dispositivo elettronico in grado di generare delle sequenze numeriche), ma non di prevederne o stabilirne le risposte! Tutto ciò che la nostra mente è in grado di fare, quando è connessa ad una macchina, è di influenzarne il flusso d’informazione che in essa e da essa prende forma, attraverso ciò che noi definiamo “volontà soggettiva”, ma che in realtà di soggettivo ha ben poco. Tale flusso artificiale d’informazione,
manifesta in simili contesti (interazione mente-macchina), un ordine sottostante nascosto (“frammenti” d’ordine numerico), fluttuante in un universo di casualità apparente; quasi a volerci dimostrare che tutto ciò che ci circonda, segue anch’esso,ma solo in parte, la via del processo sintropico, un processo che sta alla base dell’evoluzione dell’intelligenza umana.

NOTE:
Tutto ciò che ho esposto in questa breve risposta, non ha nulla a che vedere con le teorie e le applicazioni inerenti all’attività del Potenziale Evocato (EP) del cervello (sia che si tratti di potenziali evocati visivi,acustici o di altro genere), sia ben chiaro.
Gli esperimenti condotti al PEAR vanno oltre la semplice interazione tra macchina e campo elettromagnetico del cervello (questa rimane comunque una mia supposizione, senza dubbio discutibile),inoltrandosi sin dove subentrano con preponderanza le leggi della meccanica quantistica, con tutti i suoi rispettivi paradossi e dualismi, che rimangono ancor oggi poco chiari persino agli “addetti ai lavori”.

Fausto Intilla
www.oloscience.com